La rete Scuola on the road ha elaborato delle Unità di Apprendimento orientate ad una didattica per competenze. La rete ha avuto il grande pregio di aver permesso a docenti e alunni di sperimentare una nuova modalità di condivisione del lavoro, che ha portato alla costruzione di una comunità di pratiche professionali e di studio.

Che cosa c'è di innovativo in tutto questo?

 

Lo sforzo è stato quello di rovesciare la tipica modalità di programmazione scolastica dove prima si stende sulla carta ciò che si vuol proporre agli alunni e solo successivamente lo si realizza. Rovesciando questa pratica, l'insegnante prima agisce in classe e solo in seguito documenta i processi attivati, i passaggi didattici co-costruiti con i suoi alunni.

Il nostro percorso ha coinvolto gli studenti fin dalle prime fasi, prima per l'ideazione del logo, successivamente nella realizzazione delle immagini che ora animano queste pagine web.

In molti casi le Unità di Apprendimento sono state costruite con insieme a loro, ascoltando i loro interessi e le voci di strada.

Perché parliamo di didattica di strada?

 

Perché i nostri alunni devono riappropriarsi di competenze reali, spendibili nella vita quotidiana;

Perché la scuola deve essere nuovamente vicina al mondo;

Perché sulla strada si trovano idee e materiali a costo zero;

Perché la strada è un laboratorio a cielo aperto;

Perché la matematica e l'italiano di strada sono meno noiosi;

Perché la strada è crocevia, luogo di incontro e di scambio;

Perché in strada si ritrova la modernità e il linguaggio dei giovani.

Cos’è una competenza? Come la si riconosce? Come valutare le competenze?


Non è tanto difficile capire la definizione di “competenza”, ma progettare per competenze, allenandosi a mantenere uno sguardo allargato, rivolto alle competenze chiave e nel contempo strettamente legato al curricolo. E’ importante co-costruire i percorsi didattici insieme agli alunni e nel contempo tenere lo sguardo progettuale rivolto all’acquisizione di competenze. Questa formazione è stata condivisa in un gruppo eterogeneo di 40 insegnanti della Scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di primo e secondo grado, lavorando in sei sottogruppi. Così le competenze chiave e quelle disciplinari, agite in un dinamismo orizzontale e verticale, si sono fatte realtà scolastica valutabile, con tutte le sue complessità.

E’ possibile dedicare tutto il tempo scolastico alla didattica per competenze?


Uno dei sottogruppi ha conosciuto e sperimentato lo studio di caso constatando che l’insegnante può partire da un sapere costruito “solo che non lo consegna nella sua integralità, ma lo trasforma in un rompicapo, che sottopone ai ragazzi, chiedendo loro di manipolarlo e ricostruirlo.[…] La differenza [tra laboratorio e lezione] è che attraverso il laboratorio il docente fornisce al suo allievo qualche possibilità in più per rendersi conto di come è stata prodotta una conoscenza” A. Brusa.
L’innovazione così è offerta alla quotidianità come esperienza sul campo che incoraggia docenti e alunni a “spingersi senza timore” alla conquista di competenze e ad abbracciare con coraggio la sfida della didattica per competenze. 

Quali modelli di didattica sono possibili e innovativi?


La formazione con Scientix animata dalla prof.ssa Tullia Urschitz, ha creato un ambiente di apprendimento che per immersione si è reso innovativo. Ha offerto un contesto stimolante fatto di situazioni curiose, di interrogativi, di materiali interessanti e di soluzioni inattese; ha favorito lo scambio di idee, di pratiche e di esperienze essenziali per un insegnamento scientifico coinvolgente. Ha stimolato a sperimentare in verticale l'apprendimento Inquiry-Based, attraverso la ricerca, mettendo al centro gli alunni e assegnando agli insegnanti il ruolo di stimolare e facilitare nei bambini/ragazzi l’alternanza tra il fare e il riflettere. Ha portato a riproporre nelle classi quanto sperimentato nella formazione: porre domande, fare ipotesi, indagare, formulare nuove idee, discutere e confrontarsi sulle scoperte, per poi applicare le conoscenze acquisite nella propria vita e generare nuove domande, in un procedere circolare.

La formazione ha stimolato anche la cura del contesto, la predisposizione dell’ambiente, l’allestimento di uno spazio attrezzato con materiali anche poveri, l’autonomo utilizzo e la possibilità di prendere l’iniziativa nel progettare e prevedere le azioni da eseguire. Rimane importante la supervisione e la regia dell’insegnante che indica tempi, modalità di realizzazione e individua zone di sviluppo prossimale.

Certamente la quotidianità scolastica vissuta con gruppi classe eterogenei, perché con BES, DSA, disabilità e/o gifted, costituisce un grosso impegno per i docenti. Superata la fatica di strutturare ambienti di apprendimenti flessibili ed efficaci, di affinare strumenti e tecniche, si evidenziano i risultati di una progettazione innovativa, dall’effetto inclusivo. L’azione e la riflessione nella Rete mostra che l’innovazione e l’inclusione rispondono ai bisogni già evidenziati nella progettazione della prima rete.

Solo insieme, in team, in gruppo si creano nuove possibilità, attraverso il sostegno di una comunità professionale che nello scambio, nella reciprocità e nella collaborazione rende la scuola un luogo motivante e aperto alle nuove generazioni.

E’ questo il vissuto del gruppo di rete per il quale lo scambio professionale è di sostegno ai singoli docenti e crea comunità educativa e professionale seppur in piccoli momenti e con semplici esperienze.

Infine, i seminari provinciali


hanno favorito la disseminazione di pratiche e di riflessioni non come divulgazione di novità ma come condivisione, confronto, scambio di buone prassi, di procedure, di modelli didattici, di strategie e di stili innovativi all’interno di diversi team (di classe, di plesso, di istituto).

Come è stato interpretato l'on the road alla scuola dell'infanzia?

 

Durante l'Anno Scolastico 2013-2014 nella scuola dell’infanzia era stato proposto un percorso di strada che era stato sviluppato in verticale in tutti i gradi scolastici successivi; erano state realizzate  attività legate alla esplorazione della realtà ed alla valorizzazione dell'esperienza personale dei bambini.

I bambini, spontaneamente curiosi di scoprire la natura e i suoi fenomeni, di capire il mondo degli adulti e le loro abitudini, di gestire le relazioni con i compagni e imitare le dinamiche della vita reale, sono stati guidati in un percorso di scoperta attraverso la narrazione e i giochi di ruolo. Hanno organizzato un trasloco, guidato un camper, gestito la compravendita al mercato, organizzato giochi di squadra per le “Olimpiadi di Giocalopoli”, si sono improvvisati cantanti, giudici e giornalisti. Il gioco, elemento comune delle due UDA proposte, ha consentito di imparare ad essere empatici e a socializzare e ha motivato a scoprire le potenzialità del linguaggio necessario per esprimersi.

E quando dai campi d'esperienza si passa alle discipline?

 

La lingua italiana

L'atto della comunicazione che avviene attraverso la lingua è alla base di una competenza on the road, poiché nella quotidianità è indispensabile trasmettere messaggi, informare, esprimere pensieri. I modi di comunicare sono numerosi e vari, come articolate sono le informazioni che si possono inviare attraverso il linguaggio del corpo, l'oralità e la scrittura. L’impiego e la diffusione di Internet hanno portato effetti importanti anche sulle modalità di impiego della lingua da parte dei suoi utilizzatori. Nel trattare di questi usi e della loro ricaduta sull’italiano comune, il rischio principale è quello di abbandonarsi allo stereotipo, secondo il quale Internet sarebbe tra i responsabili della decadenza linguistica. Con i nuovi media la scrittura è tornata, invece, al centro della comunicazione di massa, definita secondaria, diversa da quella tradizionale.

La sperimentazione ha analizzato questi cambiamenti, valorizzando gli aspetti positivi e tentando di rendere coscienti gli studenti di quelli negativi, approfondendo il concetto di comunicazione efficace (verbale e non verbale), di linguaggio nell’era digitale, di stile comunicativo “a piramide capovolta” tipico della scrittura multimediale (tipologia di testo breve), di netiquette o galateo di linguaggio, di interattività.

Acquisire una nuova competenza linguistica diviene cruciale per strada, per districarsi fra i molti messaggi culturali che provengono dal mondo reale. Le diverse UDA sviluppate hanno affrontato con modalità diverse, tipologie di scrittura funzionali allo sviluppo di competenze comunicative.

 

La matematica

Il rapporto tra matematica e realtà è sempre stato tanto interessante, quanto poco immediato da trattare. Eppure una delle cause di insuccesso in matematica è stata identificata, anche a livello internazionale, nella estraneità della pratica scolastica dalla ricchezza di esperienze che gli alunni maturano al di fuori della scuola. Nasce il bisogno di connettere la matematica che si fa a scuola con le esperienze di vita degli studenti, per creare un ponte tra queste due realtà. In riferimento alle abilità di problem solving la quotidianità è diventata un vero e proprio laboratorio esperienziale. Ogni studente conosce già la matematica, ma in molte, forse troppe occasioni, sembra che essa venga progressivamente persa o parzialmente dimenticata. Si nasconde dentro libri, formule complesse o dimostrazioni affascinanti, ma per molti lontane dalle situazioni concrete. La sperimentazione ha voluto muovere qualche passo per “matematizzare il quotidiano e quotidianizzare la matematica” (C. Bonotto) e favorire la costruzione di senso nell’approccio al sapere scientifico, evitando che l'aspetto sintattico prevalga e determini un apprendimento puramente meccanico. A tal fine si è lavorato sulla capacità di soluzione di problemi concreti, sul calcolo a mente, le stime, considerate dalla ricerca contemporanea una delle competenze fondamentali dell'evoluzione della cognizione numerica.